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Da guerra a guerra. Da strage a strage. Nel giro di poco più di trent'anni, dal 1914 al 1945, il mondo passò dall'assassinio di un erede al trono alle bombe atomiche. Dalle folle esultanti per la guerra, radunate sotto i balconi delle case regnanti, agli ebrei rinchiusi, ammassati a migliaia dentro le camere a gas. In una apparente continuità, si assistette a una discesa agli inferi senza precedenti. Come se il genere umano volesse sperimentare cosa fosse realmente in grado di fare contro altri esseri umani. Era tutto un secolo che sembrava irrimediabilmente segnato. Perché alla guerra mondiale di inizio secolo, l'unica risposta fu un'altra guerra mondiale. Intavolata in quei vent'anni che le separarono, da una concatenazione di eventi fatti di violenze, egoismi, indifferenza. Di fronte a dittature e autoritarismi, non ci fu che poca indignazione e poca resistenza, mostrata solo dalle vittime, da coloro che venivano colpiti dalla costruzione di mondi migliori, che in realtà non erano altro che sopraffazione verso coloro che venivano indicati come nemici. C'era sempre qualcuno contro cui puntare il dito, nemici contro i quali coagulare tutto l'odio del popolo che, convinto o ingannato, comunque partecipe, trovava così il modo di scatenare la propria rabbia. Una rabbia che nasceva da condizioni di vita misere o dalla mancanza di autorità che, magari, in quanto classe superiore, sentivano di dover avere. Quindi guerre, tragedie, distruzione fisica e morale. E poi piccoli uomini spacciati per grandi statisti. Uomini senza alcuna qualità, se non quella di creare falsi miti e falsi nemici. Uomini capaci di catturare l'odio e di indirizzarlo per sfogare la propria sete di potere, o le proprie perversioni, o la propria impotenza, le proprie insoddisfazioni. Sembrava d'avvero che tutto un secolo stesse andando a morire, in un crescendo che si interruppe solo alla fine della Seconda guerra mondiale. Senza però che le guerre cessassero del tutto. Perché anche dopo il'45, come dopo il '18, molte cose restarono irrisolte. Ma gli orrori di quei trent'anni restano, a tutt'oggi, fortunatamente non replicati. Nelle pagine che seguono, ho voluto riunire alcuni scritti nati in occasioni e periodi diversi, senza un legame originario, ma che trattano alcune delle questioni che riguardano proprio quel trentennio. Si tratta di sguardi rapidi che vogliono cercare di dare alcune risposte a domande fondamentali. Perché sia scoppiata una guerra mondiale? E perché dalla prima sia nata la seconda? Come si è passati da una guerra di massa a una guerra totale? Perché, di fronte alle politiche platealmente bellicistiche degli anni '30, nessuno ha reagito? Quando e perché, a un certo punto della seconda guerra mondiale, venne bloccata l'avanzata di coloro che avevano scatenato la guerra? E infine, perché la Shoah? Il primo testo nasce da una relazione in cui l'oggetto dell'analisi era il passaggio dalla guerra di massa alla guerra totale, dalle trincee alla bomba atomica, con tutti i passaggi che evidenziano soprattutto l'estensione della guerra e dei suoi effetti, sia in termini quantitativi che qualitativi. Il secondo testo offre una rapida panoramica sull'atteggiamento della Germania da una parte, e su quello della Gran Bretagna e della Francia dall'altra, negli anni che separano la fine della Prima guerra mondiale dall'inizio della Seconda. In un crescendo di errori sia nella politica interna che estera, senza dimenticare però l'esistenza di altri attori nazionali che ebbero un ruolo tutt'altro che secondario nei drammi che si consumarono in quegli anni.